(1579 . 96 . 1629 --- --- Testamento di Guglielmo Diana 1602, 21 febbraio)
Del 1629, 17 agosto, è il suo testamento. (1)
Figlio di Napoleone e di Vittoria Pinelli, (che è già vedova nel 1579), sposa, in prime nozze Bianca Spinola (q. Giovanni, q. Michele) che muore nel 1596, e in seconde nozze, Eugenia Spinola (q. Carlo Luciano).
Dei signori di Roccaforte, riceve dal padre il feudo di Ronco di cui sarà investito dall’Imperatore nel 1598. Ne sarà uno dei più importanti feudatari portandolo al suo massimo splendore con un saggio governo e l’introduzione o lo sviluppo di svariate manifatture. Opera che sarà continuata dal figlio Napoleone II (quarto per Roccaforte), nato nel 1607.
Per dare lustro al feudo di Roccaforte, culla del ramo spinolino della sua famiglia, nel 1608 chiede ed ottiene che sia elevato a marchesato e che sia possibile installarvi una zecca. (2)
Fra le iniziative economiche di questo illuminato feudatario, bisogna ricordare la creazione, nel 1606 di un “Monte di Santo Stefano” di cui si conservano scritture, capitoli istitutivi nonché le modifiche che vi apporterà sei anni dopo. Sempre nell’ottica dello sviluppo economico del feudo e conseguentemente delle rendite del territorio, chiede alla corte imperiale di poter istituire un pedaggio per avere introiti che permettano di costruire edifici al fine di sviluppare fiere e mercati locali.
Per amministrare al meglio i suoi domini, il 28 luglio 1609 concede uno Statuto composto di tre libri che regolamentano gli aspetti civili, militari e religiosi al fine di costruire nel feudo rapporti sociali di rispetto e giustizia.
Interessanti per constatare la cura per il bene dei suoi sudditi sono, gli “Ordini per il maestro di scuola in Ronco” con i quali vi istituisce nel 1612 l’obbligo scolastico. (3)
E altrettanto preziosi al fine di conoscere alcuni aspetti dell’ordinamento governativo e difensivo del Feudo, sono le “Istruzioni ai Commissari” tramite le quali conosciamo molti aspetti della sua amministrazione e in particolare gli obblighi dei castellani e della guarnigione.
Si preoccupa anche di aprire nuove attività per rendere il feudo più redditizio, ma anche per dare lavoro ai sudditi : è del 19 maggio 1608 la convenzione stipulata con mastro Battista Franzino di Gardone in Val Trompia per la fabbricazione di canne d’archibugio e moschetto in un edificio in Ronco, già adibito a cartiera. (4)
Di pochi anni successiva sarà la creazione di una fabbrica di panni “alla moda belga”, che la Repubblica, quando sarà feudatario il figlio Napoleone, farà chiudere, in quanto recante danno alle tessiture dei Fantini di Pegli e dei Mortora di Carignano.
Bisogna ricordare che il borgo di Ronco, all’epoca cominciava alle Torrette di cui, allora vi era soltanto una parte del corpo nord e terminava prima della chiesina che non esisteva. Non vi era luogo di culto vicino, quindi Stefano, nel 1617, chiede licenza di costruire una Cappella su un suo terreno, promettendo che ne avrebbe donato altri se necessitavano.
Al momento, invece, non si conosce la data esatta della costruzione del Palazzo in Ronco, ma la ricerca sulla stipula degli atti notarili di quegli anni, permette di situarla nella seconda metà del Sedicesimo secolo se non addirittura prima. Infatti in un documento del 1557 relativo a una causa di turbata giurisdizione che Stefano ebbe con gli Spinola di Tassarolo e di Serravalle, vi è la frase: “in tal caso le daria il suo palazzo" [di Ronco], riferita al luogo dove svolgere funzioni di carattere amministrativo, al posto del castello di Borgo. (5)
Sicuramente il palazzo era già costruito nel 1608, perché un atto del 19 maggio di quell’anno, è stipulato nella “domo antiqua predicti perillustris domini Stephani" in Ronco. Dato che la terminologia degli atti notarili è precisa, una casa antica, ne presuppone una recente.
Gli atti contenuti nella nota filza del notaio Zaccaria Tacchino all’Archivio di Stato di Genova, in cui vi sono i documenti dei processi per gli ingentissimi danni causati al palazzo durante il passaggio delle truppe francesi in Valle Scrivia nel 1625 dimostrano che, questo, era finito e abitato. Apprendiamo che non solo la soldataglia franco-piemontese si accanì in quei giorni contro il palazzo, ma ne approfittarono anche molti abitanti del luogo che si impossessarono di tutto quel poco che era rimasto. Abbiamo notizie dettagliate di questi fatti, perché, tornata la calma, Stefano Spinola intenta, contro i suoi sudditi, numerosi processi curati dall’ Agente Camerale, notaio, Zaccaria Tacchino. (6)
Spesso lontano da casa, per le sue incombenze al servizio della Repubblica, lascia la moglie ad amministrare il feudo. Infatti, negli anni1622/28, la maggior parte degli atti amministrativi pervenutici, sono firmati da lei.
La Valle Scrivia, unico passaggio diretto dalla pianura padana a Genova ha sempre visto il transito di tutte le truppe dirette alla città o da essa provenienti. Anche in questi anni fu coinvolta dalle mire espansionistiche di Carlo Emanuele I di Savoia che, nel quadro delle sue mutevoli alleanze, nel 1622 si era accordato con i francesi per tentare la conquista di Genova. Nel 1625, scese in Liguria con un esercito franco-savoiardo di 10.000 soldati grazie ai quali conquistò con facilità alcuni territori della Riviera di Ponente e dell’Oltregiogo: Rossiglione, Acqui, Ovada, Novi, Gavi e Voltaggio. Mentre era acquartierato a Voltaggio, Stefano Spinola, signore di Ronco, inviato segretamente dalla Repubblica, riuscì a penetrare nel campo grazie all’appoggio di suo cognato, ambasciatore di Francia, ma fu fatto prigioniero. Intanto, a maggio, Carlo Emanuele era arrivato fino a Savignone per scendere in Val Polcevera passando dal passo del Pertuso, e quindi invadere Genova allora sprovvista di protezioni sui monti.
Ma Stefano Spinola, commissario d’armi della Repubblica di Genova, ritornato nel frattempo libero, con le sue truppe, combattendo con accanimento, sconfisse le truppe del Duca di Savoia il quale fu addirittura sfiorato da un colpo di archibugio che uccise il suo segretario.
Questo episodio, raccontato spesso dagli storici ricorda che Stefano, capitano delle guardie della Repubblica Genovese, con 2000 uomini e pochi irregolari polceveraschi combatté contro l’esercito nemico dei Franco-Savoiardi forte di 12000 uomini e 2500 cavalieri e lo sconfisse al passo del Pertuso. Considerata vittoria impossibile visto l’esiguo numero di soldati genovesi, in un momento in cui la devozione alla Vergine era particolarmente forte, si è pensato che la vittoria fosse opera miracolosa. A ricordo dell’avvenimento, sul luogo, sorge oggi, il santuario di Nostra signora della Vittoria. (7)
“Gentiluomo di casa Spinola” della stessa epoca di Stefano II |
1. Notizie tratte da genealogie manoscritte dell’Archivio del castello Spinola
di Tassarolo. 1579 è l’anno in cui diventa feudatario. Muore nel 1629.
2. Archivio Salvago Raggi Inv.646, doc s.n. (copia del 1647).
3. A.S.R. Inv. 293, doc. s.n.
4. A.S.R. Inv.292, doc. n. 52.
5. Gentilmente segnalatomi dal dott. Andrea Repetto.
6. Archivio di Stato di Genova, Notaio Zaccaria Tacchino, filza n. 149,
Valpolcevera. Consultabili in questo sito, alla voce: Dagli Archivi, “Quando li
Francesi erano in Ronco”. Trascrizione del dott. Stefano Patrone.
7. STORIA DELLA REPUBLICA DI GENOVA DALLA SUA ORIGINE SINO AL 1814.
CARLO VARESE, 1873.
VOL. 6 - - p.228 e seg. --- Libro vigesimo terzo
1625 … Anche Stefano Spinola, signore di Ronco, capitava nelle loro mani: vuolsi
che questo Spinola fosse stato segretamente mandato dalla Repubblica al
Lesdighières per far che lo tentasse con offerte molto vantaggiose a lui e al re
di Francia: giunto nel più fiero dello scompiglio, non gli veniva fatto di
ottenere salvacondotto; ma poiché era cognato di Claudio De Marini genovese che
in qualità di Ambasciatore di Francia risiedeva presso il Duca e di cui fra
breve ci toccherà dire più lunghe parole, la prigionia non gli riusciva penosa.
( Voltaggio, 1° Aprile).
p. 238
1625 …. Era il dì 9 di maggio, e costeggiando la Scrivia verso Busalla,
mostravasi molto presto sulle creste che dal contrastato Savignone ne fan corona
….. intanto che il Duca, impaziente di far qualcosa … si voltava verso un passo
detto il Pertuso, il quale da’ facile adito alla Polcevera. Ma Stefano Spinola,
commissario d’armi in quella valle, accortosi del disegno, vi si trasportava
velocemente, e tuttoché fosse di gran lunga inferiore al nemico, nondimeno
contrastava efficacemente.
*. DELLE GUERRE E SUCCESSI D’ITALIA DESCRITTI DAL CAVALIER
LUCA ASSARINI DALL’ANNO 1613 ALL’ANNO 1630.
Appresso Bartolomeo Zuatta 1665
Tomo I, vol. I, pp.422 – 23
“ …. Nulla, però irritava più fieramente l’animo del Duca contro il Contestabile
la vivissima impressione ch’egli avea, che per esser quegli stato segretamente
corrotto dall’oro dei genovesi, hauesse rallentati …. i progressi dell’impresa
….. . Fra gli indizi che gli rendono i sospetti più fondati uno vi era che
Stefano Spinola di Napoleone, dopo d’essersi rimesso in libertà dalla prigionia
de’ Francesi, succedutagli nella battaglia di Voltaggio, fosse stato dalla
Repubblica mandato per tentare col mezzo di Claudio de Marini suo cugnato,
ch’era ambasciatore del Cristianissimo appresso il Duca, l’anomo del
Contestabile ….
…… il giorno precedente alla fatione di Voltaggio, ottenendo lo spinola
salvacondotto, era andato in campo a negotiare col cugnato, né di ciò gli erano
mancati segreti avvisi anche da Genova. …
*. STORIA D’ITALIA CONTINUATA DA QUELLA DEL GUICCIARDINI SINO AL 1789 - - CARLO
BOTTA
VOL. 5
…. Il duca di Feria “mandò egli dicendo per Stefano Spinola che migliore e più
accertato consiglio fosse …. Far morire la gente nella piazza (Gavi) ….”.
A seguito di questi fatti , la Serenissima decretò la costruzione di una più
ampia cinta, le “Mura Nuove” protette da forti che ne costituiscono le punte più
avanzate. “ripartita in vari lotti , detti - posti – dati a –scarzo- cioè a
cottimo, l’opera impegnò tutte le risorse di Genova. Vi lavorarono ottomila
operai. Tutti i cittadini maggiori di quindici anni contribuirono alla spesa in
ragione da una a cento lire, per i più ricchi fino a duecento”.