Del Palazzo Spinola di Ronco, oggi sede degli Uffici Comunali, prima dell’avvento della fotografia, si hanno al momento solo due immagini: le sommarie rappresentazioni dell’Atlante B del Massarotti e della tavola del Vinzoni. Pur essendo disegni piccoli e schematici, esso è ben riconoscibile con la sua mole imponente e squadrata di chiare reminiscenze alessiane. (edifici genovesi dell’architetto Galeazzo Alessi)
Finora, non si è trovato nessun documento che permetta di conoscere l’epoca esatta della sua costruzione. Quello più antico che lo riguarda, è un inventario degli arredi del 1730 quando ancora era abitato frequentemente dai feudatari i marchesi Spinola. Da allora, la documentazione sul Palazzo è molto ricca.
Una sintetica, ma esauriente descrizione è fatta nel 1806 dall’architetto Pellegrini incaricato dalla Marchesa Giovanna di fare una relazione sui beni che aveva ereditato in Valle e un’abbondante documentazione ci fa seguire i lavori che lei e i suoi eredi vi faranno fare.
Sappiamo, così che il 24 gennaio 1830 vengono chiuse le fenditure fatte dal terremoto e che De Micheli Paolo paga £200 quale acconto della pigione di £2374.18.6 del “Palazzo e siti annessi” e nel ’32 sono state spese £492.12 per i “materiali per il nuovo porticato ad uso di rimessa sotto il Palazzo”.
Sì, morto l’ultimo Spinola, Carlo che lo aveva anche molto arricchito di arredi e decorazioni, il Palazzo passa alla sorella e poi ai suoi eredi i Raggi che lo affittano, ne fanno una locanda e un caffè e lasciano che muoiano a poco, a poco i segni dell’antico splendore, fin a quando negli anni ’20 del Novecento, già sede del Comune, sarà deciso di rinfrescare le facciate, cancellando gli affreschi sotto una mano di anonima calce.